Può piacere o non piacere, divide come ogni gesto che sfida in qualche modo l’ordine delle cose, è uno di quegli avvenimenti che lascia stupiti. Il lunedì grasso quest’anno è stato il lunedì più mercoledì dell’anno, nulla da aggiungere. L’ordinanza comunale, succeduta da un’ordinanza a doppia firma Regione-Ministero della Salute, ha annullato i festeggiamenti carnevaleschi. Precisiamo, avrebbe dovuto annullarli, porvi fine. Ma così non è andata.
Il corteo, il tiro, la festa.
Molti cittadini – giovani, meno giovani, bambini, vestiti da aranceri o “in borghese” – sono scesi in piazza a sfilare insieme alla Mugnaia, al Generale, allo Stato Maggiore e ai Pifferi e Tamburi. Un corteo è partito per scherzo dal Borghetto e che si è ingrossato man mano che si avanzava fino a Piazza di Città, per terminare sotto il Palazzo civico. Non turisti, non curiosi, ma abitanti di Ivrea e del Canavese, persone che attendono 365 giorni per riunirsi nel Carnevale, persone che rinuncerebbero a ogni festività pur di indossare il cappello frigio o la divisa da arancere. A ciò si aggiungono gli episodi nelle campagne limitrofe di carri da getto che per smaltire le arance (ormai acquistate) hanno organizzato piccole battaglie in miniatura… E per concludere decine di ragazzi si sono ritrovati in una festa in un cortile privato di Via Palma.

Ivrea, città “straordinaria”
Ovviamente c’è chi ha mostrato estrema perplessità, chi ha mosso dure critiche. Agli aspri commenti sui social arrivano pronte le risposte di chi era in piazza e accusa l’allarmismo dilagante. Non vogliamo giudicare né prendere le parti di nessuno, ci limitiamo ad osservare i fatti. E quanto accaduto mette in luce la “straordinarietà” di una cittadinanza – o almeno di una parte di essa – che ha scelto di portare a termine la manifestazione carnevalesca. C’è chi critica in nome dell’emergenza sanitaria e chi non ne vuole sapere di rinunciare alle proprie tradizioni; c’è chi fa appello al senso civico e chi scende in piazza a festeggiare mentre le grandi città (Torino su tutte) si desertificano. Nell’augurare che tutti i prossimi lunedì di Carnevale vedano protagonista la Battaglia delle Arance, possiamo dire che una cosa è certa: il popolo eporediese non smette di sorprendere. Ancora una volta.
Ivan Boine
Foto copertina di Umberto Albertan