Grazie Ivrea, per quello che riesci a dare. Grazie per il Carnevale, per ogni Carnevale. Anche per questo, che è finito prima, che è finito – mi sento legittimato a dire – “male”.
Grazie per l’atmosfera che riesci a creare. Lo fai già dal 6 gennaio, quando ci tiri giù dal letto presto, in quello che in genere è l’ultimo giorno delle feste invernali, ma per te è l’inizio della vera festa. Grazie per le note dei Pifferi e Tamburi e per i fagioli grassi che ci scaldano già a gennaio.
Grazie, Ivrea. Per le bandiere che colorano la città, per come riesci ad accenderti in mille sfumature diverse, su entrambe le sponde della Dora. Grazie per i cappelli, le maglie, le sciarpe, che fanno da portacolori delle 9 squadre di aranceri a piedi… E che dopo il 6 gennaio riemergono con orgoglio dagli armadi e dai cassetti. Grazie Ivrea, perché in questo periodo dell’anno, nonostante tutto, ci sentiamo veramente fieri di essere eporediesi.
Grazie Ivrea, perché se scrivo “Una volta anticamente…” qualcuno leggendo questo articolo inizierà a cantare la nostra canzone.
Grazie Ivrea, per gli sfottò, per quegli insulti tra aranceri che sanno di fratellanza e non di volgarità, grazie perché riesci a unirci nonostante le casacche diverse. Grazie per la Battaglia, per la paura della prima arancia, per i lividi, il dolore, le risate. Grazie per le strette di mano dopo un testa-a-testa, grazie per la pacca sulla spalla di uno sconosciuto durante la battaglia.
Grazie Ivrea, per il vin brulé, il bombardino, la grappa calda, eccetera eccetera eccetera.
Grazie per la Mugnaia, il Generale, lo Stato Maggiore, le Vivandiere, il Sostituto Gran Cancelliere, gli Alfieri, il Podestà e i Credendari, la goliardia universitaria. Grazie per i sorrisi dei piccoli Abbà. Grazie Ivrea, per far rivivere tradizioni storiche ammantate di leggenda, sempre vive, sempre nostre, senza tempo.
Grazie Ivrea, perché quando tutto sembra spento, perduto, tu rispondi, in maniera spontanea, genuina, popolare. Grazie Ivrea, per il tuo “lunedì ribelle”, per le feste improvvisate, per i sorrisi nelle strade.
Grazie Ivrea, perché a una settimana dal martedì grasso meno martedì grasso di sempre, resti sempre tu, sempre bella con le tue rosse torri e la cerulea Dora.
Grazie Ivrea, perché cerchi di essere viva 365 giorni l’anno, nonostante i problemi, le difficoltà, la crisi, l’emigrazione dei giovani. Grazie Ivrea, perché sei tu e, come scriveva Carlos Ruiz Zafòn, “quando si tratta di te, io non lo so che mi succede. Per quanto cerco di trattenermi, se si tratta di te, io sono felice”.
Grazie, Ivrea.
Ivan Boine