Proseguono le nostre interviste ai personaggi dell’edizione 2020 Carnevale d’Ivrea ed oggi è Elisa Penno, Vivandiera 2020 addetta alla Mugnaia, a raccontarci la sua esperienza.
“Nel 2007 avrei dovuto fare l’Abbà…”
Elisa, 23 anni, è di Pavone, studia Scienze dell’Educazione all’Università di Torino e nel tempo libero gioca a pallavolo in serie D. “Ho fatto domanda per diventare Vivandiera quest’anno per la prima volta”, ci dice, “e mi hanno presa subito. Era già da un po’ che desideravo entrare nel vivo del Carnevale, non avendolo potuto fare nel 2007, quando avrei dovuto rivestire i panni di Abbà. Purtroppo non mi stavano le scarpe… Avevo dieci anni e portavo un 40!”.
“Sapevo sarebbe stata un’esperienza indimenticabile”
“Da questo Carnevale non mi aspettavo nulla”, racconta, “sapevo che sarebbe stata un’esperienza indimenticabile ma mi sono detta “Me la vivo al 100% e vediamo come va”. Tutti dicono sia andata male, ma per me non è vero. E’ dal 13 dicembre, giorno del mio colloquio, che sono in una bolla. La prima domenica di uscita in divisa, quasi piangevo… volevo che la gente capisse che ci tenevo a fare la Vivandiera e non mi trovavo lì per caso”.
“Sabato sera? Ho pianto dall’inizio alla fine”
“Il momento più emozionante è stata sicuramente l’uscita del sabato sera. Essendo l’addetta alla Mugnaia ero al suo fianco. Ho visto la sua ansia prima di uscire, le sue reazioni… Emozioni che tengo ancora dentro. Prima di affacciarsi sul balcone, si è girata verso Vincenzo e gli ha detto: “Spero che Ivrea comprenda quanto amo questa città”. Io ho pianto dall’inizio alla fine. Per fare la Mugnaia bisogna sentire lo spirito del Carnevale, e lei lo ha fatto fino a lunedì. Anche sabato sera, quando noi Vivandiere ci siamo presentate a lei con un inchino prima che uscisse, ci ha preso le mani e ci ha detto: “Divertiamoci”. Ci ha sempre guardate, sapeva che eravamo là”.
“Il Sostituto, come un papà. Podestà e Generale sempre al nostro fianco”
“Ogni cerimonia per me è stata da pelle d’oca”, prosegue Penno. “Viverlo da fuori è una cosa, ma da dentro è diverso. Sei all’interno di un gruppo, entri nel vivo del Carnevale. Come in tutti i gruppi, poi, ci sono problemi, discussioni ecc., ma alla fine noi ci vedevamo ogni sera per bere qualcosa o fare delle riunioni. Mi sono trovata molto bene con tutti. Il Sostituto Gran Cancelliere è stato come un papà per noi, ci è stato accanto in ogni momento. E anche il Podestà ci era sempre vicino. Oltre a Vincenzo, ovviamente, che ci ha subito prese sotto la sua ala e fatto capire cos’è il Carnevale”.
La sospensione: “Continuavo a sorridere, ma è stata una coltellata”
Sulla sospensione improvvisa, invece, ci dice: “Mi dispiace che sia finito tutto così presto. Fino a quando non sono scesa da cavallo la domenica pomeriggio non era sicuro, ma la voce mi era arrivata già all’inizio del secondo giro. Non l’ho presa bene, ma ho provato a vivermela come fosse l’ultimo giro del martedì. Continuavo a sorridere ma dentro è stata come una coltellata. Quando poi siamo arrivati in piazza e siamo scesi da cavallo ho capito che era tutto finito perchè ho visto la Mugnaia lanciare tutte le mimose che aveva. La conferma non è mai arrivata. Noi Vivandiere piangevamo tutte abbracciate, gli Abbà erano devastati. E la Mugnaia, che doveva stare peggio di tutti, continuava a dirci di stare tranquille”.
Lo scarlo con le cassette di Domenica
“E’ stato molto bello però”, continua, “quando siamo entrati in Comune la domenica e subito dopo essere usciti c’è stato uno scarlo improvvisato con delle cassette. In quel momento ho capito che era finita, ma che Ivrea comunque c’era e anche a lei si stava spezzando il cuore, non solo a me”.
Lunedì: “Mugnaia acclamata e amata”
“Per quanto riguarda il corteo di lunedì“, ci dice, “ho partecipato anch’io. Eravamo al quartier generale quando i Mercenari ci hanno chiamato per andare a bere lo zabaione. Appena siamo usciti la folla ha iniziato ad acclamare… Questa Mugnaia non è stata applaudita, ma acclamata, amata”. E conclude: “Con lei si è creato un legame speciale… E un giorno mi piacerebbe rivestire proprio quei panni. Insomma, chi non sogna di fare la Mugnaia?”.
Martina Gueli