Continuano le nostre interviste ai personaggi del Carnevale d’Ivrea e questa volta è Costanza Caracciolo – Abbà per la parrocchia di San Grato – a dirci la sua. Originaria di Ivrea, Costanza ha nove anni e frequenta la quarta elementare ad Aosta.
La magia dell’alzata
La passione per il Carnevale, a cui assiste fin da quando era piccola, gli è stata trasmessa da mamma e papà, da sempre al suo fianco in questi giorni di festa. “Per me il Carnevale è antico, bello e commovente; un giorno mi piacerebbe fare la Mugnaia”, ci confida. Sul momento più bello di questa edizione 2020 che l’ha vista protagonista, Costanza non ha dubbi: “La mia alzata è stata la parte migliore: ho lanciato molte caramelle e mimose ed ero davvero emozionata”.
La mancata accensione dello scarlo
Avvertiamo, invece, un velo di tristezza quando ci racconta di come ha appreso la notizia della sospensione del Carnevale. “Me l’ha detto un altro Abbà, ero molto triste. Mi è anche dispiaciuto non poter accendere lo scarlo”. Tuttavia, c’è qualcosa di questo (breve) Carnevale che le rimarrà: “Ho fatto nuove amicizie, mi sono trovata molto bene con tutti ed è la loro compagnia che più mi mancherà. Ci rivedremo di sicuro”.
Lo sfogo di mamma Maria Felicita
Dispiaciuta e molto amareggiata la mamma Maria Felicita: “Accompagnare mia figlia è stato un onore”, ci dice con la voce spezzata dall’emozione, “ma sono dispiaciuta che nessuno ci abbia detto che questa esperienza fosse terminata. È mancato un pezzo; con l’abbruciamento dello scarlo si sancisce la fine del Carnevale, si tratta di un gesto simbolico e questa parte non ci è stata data da nessuno”. “La comunicazione della sospensione è arrivata quando ci trovavamo in Sala Dorata”, ci spiega, “e in questa occasione ci hanno anche detto che l’esperienza non poteva più essere ripetuta dai nostri bambini perché ormai troppo grandi. Tra noi genitori questa cosa non è stata accettata”.
“Ed è finita così: ‘andate a casa’ “
“Non abbiamo partecipato a un carnevale perchè non sapevamo cosa fare”, si sfoga. “Ci abbiamo creduto e ci crediamo molto, è qualcosa di forte che ci portiamo dentro. C’è stato un riconoscimento da parte del popolo, dei preparativi, un investimento emotivo e psicologico, anche economico – ma non è questo il punto – ed è finita così: ‘andate a casa’”. “Si tratta di bambini”, continua, “e sotto il Comune non c’era solo pianto ma anche costernazione”. “A seguito della comunicazione la Mugnaia ha parlato con gli Abbà per tranquillizzarli, ma da parte delle altre autorità è mancato qualcosa”.

“Ci è stato amputato un pezzo e non vediamo la ferita”
“Gli Abbà sono la figura più antica del carnevale. E la loro importanza che fine ha fatto? Mi si potrebbe dire ‘è solo un carnevale, fattene una ragione’, ma c’è un significato profondo che le persone danno a questo evento. Ci è stato amputato un pezzo e non vediamo la ferita perchè nessuno ci ha detto dov’è…”. “Ma nonostante l’amarezza”, conclude, “rifarei tutto. E’ stato un bellissimo Carnevale nella sua particolarità”.
Martina Gueli