Facciamo un po’ di chiarezza su uno dei luoghi comuni più discussi del Carnevale di Ivrea.
Per prima cosa le arance vengono acquistate presso alcune cooperative che gestiscono terreni espropriati alle mafie, venendo scelte tra quelle non destinabili al consumo umano (ovvero che non rispettano i criteri della filiera) e che finirebbero quindi al macero o verrebbero lasciate a marcire sulle piante.
Vendendole alle squadre di aranceri e ai carri da getto, gli agricoltori hanno quindi un guadagno dove diversamente andrebbero in perdita.
Dopo la battaglia, le arance raccolte al suolo insieme ad altro materiale organico (sterco di cavallo), vengono trasportate in apposite vasche e successivamente lavorate per diventare compost.

Riportiamo una dichiarazione del direttore Generale di SCS (Società Canavesana Servizi), Andrea Grigolon, fatta al Corriere della Sera: “Solo domenica sono partiti cinque camion di arance che erano state conservate temporaneamente nelle nostre vasche di stoccaggio. Rimarranno sul territorio e serviranno a creare compost di qualità per l’agricoltura, frutticoltura e floricoltura ma anche energie rinnovabili e biometano che diventa una soluzione sostenibile per l’autotrazione mentre il compost potrà contribuire a donare fertilità ai terreni, anche agli stessi agrumeti”.
Niente spreco dunque, ma piuttosto un esempio di come ci si possa divertire e fare festa in maniera sempre più sostenibile.